giovedì 12 novembre 2009

Gli stimoli del leone,la pazienza della pecora

Beep beep! "Muoviti che sono in ritardo!" " Forza un po'!" "Coraggio!" "Rapido!" E giù improperi di ogni genere. Ma cos'è che genera questa indistinta accozzaglia di apellativi e di offese tra individui della stessa specie meglio noti come uomini? La fretta, l'urgenza di arrivare, di presentarsi, di offrire, un prodotto piuttosto che un lavoro, una cena o anche una tangente, tutto va di corsa, tutto va fatto presto. Il perchè di questo agonismo che aumenta col passare dei secoli, di questa smania che ci travolge e sconvolge non è noto, ci assorbe come un gorgo profondo dentro il quale ineluttabilmente ciascuno viene assorbito e poi scompare. La fretta ha un difetto, appiattisce, il bello non si apprezza nella fretta, il gusto non si avverte, il suono non si distingue, tutto rimane avvolto in una nebbia e la conquista ottenuta rincorrendo il premio non è altri che una effimera e sfuocata immagine del mondo, filtrata dalla folle corsa. Allora cosa ci porta a vivere cotanta stolta incertezza: lo stimolo, l'adrenalina, la certezza di non possedere tutti gli elementi per decidere, ma comunque il desiderio di rischiare, questo ci offre la fretta, il rischio e la paura avvolti in un connubio che come una droga ti annebbia, ma nello stesso tempo ti guida verso il successo o il baratro, che poi forse è lo stesso, perchè la grandezza ci assuefà e ci porta a desiderare ancora di più. La calma invece è la virtù dei forti cita l'adagio, ci consente di raggiungere tutti gli obiettivi, nel tempo che scorre ineluttabile, ma paga i suoi conti, ci coccola e rassicura la calma, ma è così noiosa, ricorda le pecore la calma, la frette implica lo scatto feroce del predatore, la fretta ci logora, la calma ci consuma, ma anche la tragedia della morte si apprezza meglio se gustata in fretta.

Ad maiora!