martedì 23 marzo 2010

La scuola elementare

Il sole filtrava intenso dalle finestre alla veneziana con le loro lamelle metalliche inclinate di quarantacinque gradi verso il basso, faccio fatica a ricordare i volti, ma ciò che ancora oggi appare indelebile nella mia mente sono i profumi di quella giornata, gomma da cancellare, astucci e carta colorata, l'aroma dell'alcool che pochi minuti prima aveva disinfettato i banchi sotto le mani solerti della bidella e poi il gesso intenso e forte riempiva le mie narici, proprio da quell'odore la mia mente ritorna ad un colore, il bianco, quello dei grembiuli. Noi che abbiamo frequentato le scuole cattoliche avevamo, indistintamente maschi e femmine, il grembiulino bianco con il colletto ed il cravattino inamidati a righini blu, e poi rossa la copertina del libro di matematica, giallo il testo di grammatica e trasparente il sussidiario. Sussidiario è il suono che adesso riecheggia nelle mie orecchie assieme al cantilenare lento dell'appello del mattino seguito quotidianamente dalla preghiera e dalle parole cadenzate del tanto amato-odiato dettato. Dettato ha il suono di tatto il senso che mi faceva percepire la spigolosità della mia cartella in cartone, rigida con gli spallaci in cuoio, lucida, rossa e liscia con i libri in perfetto ordine al suo interno, compagna fedele e funzionale di un mondo senza moda. I cinque sensi sono tutti coinvolti in questo ideale primo giorno di scuola che, dissipate le nebbie della memoria, per cinque anni forse fu sempre uguale, sempre bello,tanto caro da riempirmi oggi il cuore di una amara nostalgia. Forse il mio corpo non è più in grado di avvertire certe sensazioni, forse oggi tutto è cambiato, ma magari non è mai stato così come lo ricordo. Dopo venti lunghi anni, rimane un fatto, il mio cuore in questo momento batte forte, mentre i tasti veloci scorrono colmi di attimi di gioia che hanno avuto inizio con uno splendido raggio di sole che filtrava dalle lamelle inclinate di quarantacinque gradi delle finestre alla veneziana.

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