venerdì 30 aprile 2010

Il mistero amaro della morte

Trascrivere il dolore è come voler mettere nero su bianco lo Spirito, l’essenza eterea di ciascuno, pressoché impossibile. Allora cosa si riesce a trasporre in frasi, cosa si tramuta da immaterialità in sostanza? In certe circostanze solo il male, solo la durezza delle umane cose, solo l’amara impotenza di constatare come ciò che oggi c’è domani potrebbe non esserci più. Un sorriso, un abbraccio, un sentimento, un affetto, tutto in un attimo scompare, rendendo per un attimo vuote le preghiere, inutili le afflizioni. Tutto d’improvviso diviene atroce e da estraneo e lontano tocca la terra con la durezza di un terremoto, con la pesantezza di una grandine inattesa, capace di distruggere un fiore, di annullarne i colori, di cancellarne per sempre il profumo. Fluisce l’immateriale coscienza di chi scrive della morte, rapida ed inesorabile almeno quanto l’amarezza di essere consapevoli che qualcuno oggi era e domani già non è più, mentre l’anima vola via con il vento accompagnata da una semplice frase che annuncia la scomparsa del corpo. Il dolore batte come un martello sull’incudine della mente e del cuore di chi rimane, ma questa incudine non è di ferro ed in modo infinitamente triste si sgretola sotto l’incredibile ripetitività dei colpi inferti dalla tristezza. Ho conosciuto il tuo sorriso, ho visto il tuo respiro, adesso non ci sei più e di te al momento non rimane che un doloroso ricordo, ipocrita sarebbe dare a questo cinico atto della memoria una dolcezza che non c’è , sarà solo il tempo a rendere possibile tale mutamento, per cui solo domani il maleodorante lezzo della morte potrà tramutarsi nel dolce profumo della memoria, le frustate inferte dalle parole non dette nelle dolci carezze delle quotidiane preghiere di chi ama. Adesso c’è spazio solo per l’amarezza, adesso c’è strada solo per il buio. Ma tu anima dolce che hai lasciato le umane spoglie, tu figlio di Dio, non temere di ciò che lasci non rammaricarti per quanto non hai fatto e raggiungi con serenità l’alto dei cieli immortali in cui alberga il bene e la pace. Noi qui continueremo a camminare certi che tu dall’alto dell’Empireo rivolgerai uno sguardo affettuoso verso di noi e potrai intercedere per i nostri errori. Ci mancherai, ci mancherai tanto, segno ne è il fatto che la forza di scrivere viene meno, travolta dallo sconforto di non riuscire a capire fino in fondo il mistero amaro della morte.

1 commento:

  1. Mi piacerebbe commentare, ma il tuo blog non chiede commenti: induce a pensare.
    Che è un'attività ormai accantonata, respinta, rifiutata.
    Grazie.

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