lunedì 10 maggio 2010

A chi la Vittoria?! A Noi!

Con queste semplici frasi si travolgevano le masse popolari italiane in quell'epoca storica ai molti nota come Il Ventennio, periodo apprezzabile e deprecabile al tempo stesso. Due decenni fatti di grottesche vicende, esaltanti successi e tragiche scelte, ma pur sempre uno scorcio della nostra storia. Tanti hanno lottato per dimenticare e troppo pochi invece per analizzare e comprendere. Li chiamano revisionisti, sciovinisti, razzisti e neo fascisti. Niente di tutto questo è vero. A chi studia non vanno assegnate categorie o etichette, per chi si documenta e poi divulga ogni attributo è vano in quanto e sarebbe come dare un titolo al titolo stesso senza mai entrare nella concretezza del testo. Queste parole sembrano apparentemente vuote facendo nascere incertezza sul dove si voglia in effetti andare a parare, la risposta è presto data si vuole andare a parare dalla parte opposta a quella del comune sentire fatto di superficialità ed attacchi unilaterali, si vuole andare verso una conoscenza dettagliata e mai completa, si vuole offrire uno spazio libero nel quale non si teme di dire che il Fascismo è un pezzo della storia d’Italia, che Mussolini fu uno statista, che quaranta milioni di Italiani stavano con il Duce, che la dittatura non fu il male assoluto, che le leggi razziali furono il frutto amaro ed ignominioso di una alleanza, al pari della spartizione della Polonia, del genocidio degli Armeni, dello sterminio dei Curdi e della furia cieca contro gli ebrei russi, fino al 1941 spediti dal dittatore Stalin nei campi di sterminio dell'alleato Tedesco. Non si diano etichette a queste parole, se ne prenda atto così come si prende atto del fatto che la dittatura è una forma di governo non applicabile nel mondo moderno inaccettabile al pari della politica di invasione e del razzismo, comportamenti questi che privano gruppi di individui del valore fondante di ogni civile società, la libertà. La si finisca però di portare avanti un conflitto permanente in seno alla società italiana facendola affondare per cause politiche. E' noto che la politica ha dinamiche che vanno oltre la società che essa stessa rappresenta, pertanto sconvolgere gli equilibri inter-umani per rispondere a scelte che di umano non hanno nulla non fa altro che ingenerare una lotta nella lotta a tutto discapito della conoscenza e della felicità.