lunedì 23 agosto 2010

A Foggia è tornata Zemanlandia

E’ semplice scrivere di calcio volendone fare la mera cronaca degli avvenimenti, un po’ di arguzia, dettagli su tempo meteorologico, numero di spettatori paganti, formazioni ed azioni salienti. Ciò che diviene difficile è spiegare un sentimento, rendere altre persone partecipi delle sensazioni che alle volte il calcio ti può dare. Ieri alle ore 16.00 presso lo stadio di Cava dei Tirreni si è disputata una partita che in valore assoluto non ha nulla di esaltante da evidenziarsi, due squadre di provincia si sono affrontate nel’ambito della prima giornata di campionato in Lega Pro; eppure qualcosa è accaduto, una alchimia si è verificata. Undici giocatori con una media anagrafica di 23 anni, allenati dal boemo Zdenek Zeman hanno dimostrato con appena quindici giorni di preparazione le doti e le competenze atletiche necessarie a produrre un bel calcio, un calcio che nei tempi in cui non esisteva la Pay Tv, il satellite e le sponsorizzazioni selvagge si sarebbe definito calcio champagne. Un calcio giocato in trenta metri, con la palla a terra, in grado di far nascere un goal nei pochi attimi che distinguono appena quattro passaggi. Non si entrerà nel merito del risultato, ma nella certezza dell’emozione, ieri il Foggia di Zeman per novanta minuti ha riportato gli appassionati di calcio, del bel calcio, anzi si dirà meglio, dell’unico vero grande calcio, in un mondo incantato fatto di mezze rovesciate, cross, corsa forsennata, sudore e passione, affiatamento e grandi tiri. Questa sintesi quasi perfetta è stata in grado di far emozionare, di riportare il calendario indietro di venti anni che sono poi quelli anagrafici dei protagonisti di questo che potrebbe essere il nuovo miracolo zemaniano. Vent’anni fa molti di questi giovani calciatori non erano nemmeno nati, eppure oggi, come allora i loro predecessori, essi riproducono uno spettacolo che il tecnico di Praga da più di 30 anni mette in campo nel teatro del calcio. L’hanno odiato, calunniato, allontanato dalla ribalta, ma Zeman è uomo di prima linea perché come lui fino ad oggi pochi hanno fatto piangere e bestemmiare i tifosi, correre vincere e sudare i calciatori, ed ancora troppo pochi hanno fatto sorridere e nello stesso tempo terrorizzare i notabili di quello che in modo falso ed approssimativo ancora oggi si definisce il campionato più bello dal mondo. Certo non è solo il regista che fa grande un film e non saranno solo i primi minuti a poter consentire di definire un trailer parimenti ad un colossal, ma chi ha passione sa anche aspettare ed i tifosi di zemanlandia hanno atteso per venti anni che il miracolo potesse ripetersi. Non ci si sperticherà in pronostici, e qui si ribadisce non si citerà la mera cronaca sportiva, ciò di cui si vuole fare la cronaca in queste poche frasi è solo delle emozioni, quelle pure di un cuore che batte quando la palla si fionda veloce nel sacco, di un muscolo che si tende quando si percepisce che un affondo sulla fascia può andare a buon fine, di un orgoglio che cresce quando si ha la consapevolezza che una squadra, fatta per due terzi da ex calciatori provenienti dalla primavera, con due settimane di preparazione, è nelle condizioni di fare tre goal in un campionato professionistico. Si vogliono concludere queste righe di puro sentimento con un auspicio, che questi giovani rimangano, almeno nella voglia di fare sport, puri come hanno mostrato di essere in queste settimane di sacrificio ed allenamento, che Zeman continui ad essere il grande regista che è e che la società pronta a sostenere in queste ore la squadra vada oltre il mero guadagno, che pur ci vuole, ma che da solo dà frutti velenosi quali quelli delle sponsorizzazioni, delle farmacie e della pay tv, tutte cose che non fanno emozionare e che sono unicamente in grado di fare scendere lacrime di bile in tutti coloro i quali ritengono ancora il calcio uno sport alla stregua dell’atletica o dell’hockey sul ghiaccio.