giovedì 29 settembre 2011

Scrivo ergo sum

Già ho avuto modo di evidenziare quanto ardua sia l'arte o la scelta dello scrivere, chi la fa sa di imbattersi in una lotta dura prima con se stessi e poi con chi leggerà quanto scritto. La lotta di ci si parla è una sfida di volontà, quella propria dell'anima che spinge verso l'espressione, la diffusione del pensiero, contro la riottosità del corpo, gli occhi si stancano, le dita scorrono macchinose sui tasti, la mano duole a tener la penna, insomma tutta una serie di fastidiose senzazioni che fanno della scrittura un eveto di disagio.
A fronte di ciò la soddisfazione estrema dopo lo sforzo nel vedere materializzate sul bianco della carta, su di un monitor, o anche soltanto sulla superficie di un biglietto i frutti più o meno saporiti del travaglio interiore che spinge a scrivere.
Chi non soffre, chi non ritiene la scrittura un metaforico parto, non solo non sa scrivere, ma non sa nemmeno apprezzare la scrittura altrui e quindi in fondo non sa leggere, non sa leggere la carta ed i cuori, non sa apprezzare i momenti intensi dell'accarezzare quello spazio etereo in cui le parole si confondono col pensiero.