sabato 22 dicembre 2012

Perchè tu possa sfiorare la superficie di questo deserto.

Ciao, mi chiamo Nabil, sono figlio di Jalad Khan ed appartengo alla tribù degli Alizaee,sono nato e vissuto a Shewan, nella terra degli afghani. Ti racconto questa storia perchè tu possa capire, ti racconto questa storia perchè tu possa sfiorare almeno la superficie di questo mare di sabbia che mi circonda e cha da sempre mi riempie il cuore. Non lo so quanti anni ho , quando mi hanno catturato quelli dell'esercito regolare dicevano che avrei potuto avere circa nove o dieci anni, io sincermante penso di averne di più, credo di essere già uomo. Sono venuti a prendermi di notte, dormivo sul mio tappeto con una coperta nuova che mio nonno, Aga Mohammad aveva avuto durante l'ultima distribuzione di aiuti fatta dagli occidentali, una coperta che faceva poco calore, forse perchè non era di lana, ma meglio di nulla sicuramente. Sono entrati all'improvviso, senza urlare come invece accade di solito, mi hanno preso e trascinato fuori, caricato su una macchina e portato fino alla loro base. Sono stato perquisito attentamente e condotto verso una stanza grigia di cemento, sono davvero strane queste case costruite dagli occidentali, usano tanto di quel ferro e cemento che noi si potrebbe fare un villaggio nuovo. Quelli dell'esercito non mi hanno trattato male all'inizio, mi hanno dato una coperta, un pezzo di pane e della zuppa con patate e carne, ho deciso di mangiare, in fondo è l'alba ed inizio ad avere un po' di fame. A casa eravamo in dodici e tutto questo cibo non lo abbiamo mai visto. Nella stanzona in cui mi hanno portato delle luci bianche mi penetrano negli occhi e dopo aver mangiato mi addormento profondamente, tanto da non rendermi conto del tempo che passa. Mi risveglio con un calcio sulla schiena, mi volto e davanti a me mi ritrovo quattro uomini, due sono Azara, non alti, con mani tozze e volti schiacciati, dei due uno è armato, l'altro no, ma per come gli parlano, per il profondo tono di rispetto con il quale accettano le sue parole forti mi accorgo che deve essere il capo, quanto agli altri due, ricordo il timbro della voce sono quelli che mi hanno trascinato fuori di casa. Il sonno profondo in cui ero caduto mi rende faticoso capire esattamente cosa dicano, hanno accenti strani, forti, sono tutti del nord del paese, uno schiaffone forte tra la mascella e l'orecchio mi fa trasalire, non ricordo chi me lo abbia dato, ricordo solo che la voce del capo mi domandò con tono sereno il perchè io abbia deciso di essere talebano. Che domanda assurda, si vede che è un Azara, non capisce o forse non può capire. Io non ho deciso di essere talebano, così come non ho deciso di essere afghano o di nascere a Shiwan, Dio lo ha voluto, egli ha scritto tutto questo per me ed io faccio la sua volontà. Non è la prima volta che vengo prelevato in casa, ciò era già accaduto, dopo la grande battaglia contro gli americani, avevano distrutto un sacco di case, sulle nostre teste erano piovute bombe dall'alba al tramonto ed alla fine i morti si contavano a centinaia, quanti lamenti davanti alle case distrutte, quanto sangue e poi polvere e mosche dappertutto. Passarono quattro giorni da questi fatti che un Mullah entrò in casa nostra, di notte, mio padre si alzò e lo accolse con rispetto, non avrebbe potuto fare altrimenti, si conoscevano da anni, avevano forse la stessa età, il Mullah era della tribù Ashagzai e da tempo si diceva fosse rifugiato tra le montagne, quelle stesse montagne che i Mujaiddin usarono come fortezza contro i russi. Chiese di mangiare, lo fece senza rispetto, aveva gli occhi rossi, e camminava nervosamente nella stanza, strisciai lentamente dal mio tappeto per vedere e sentire meglio, quando una mano mi afferrò e mi sentii sollevare, quegli occhi rossi, penetranti mi scavarono nel cuore, un odore intenso si mischiava alla paura, acuita dal fatto che mio padre invece di difendermi, di strapparmi dalle mani di quel gigante inizio a lamentarsi, a piangere, a supplicare che ci lasciasse perdere poichè non avevamo nulla. Il mullah iniziò a ridere sguaiatamente sputandomi in faccia dei chicchi di riso che ancora stava masticando, strinse il mio viso tra il pollice e l'indice e poi rivolgendosi a mio padre sentenzio:"Hai un bel figlio, lo voglio per me!" Papà si lamentò, continuò a piangere, il Mullah lo spinse a terra con un calcio e mi trascinò via. Mi massaggiavo la guancia indolenzita mentre l'Azara con il fucile mi chiedeva svogliato dove fosse nascosto Mullah Sahid, non risposi ed un altro sgananssone forte mi fece rotolare a terra, fu il secondo di una lunga serie, sputai un dente e poi persi i sensi. Al mio secondo risveglio in quello stanzone grigio, dalle intense luci bianche mi trovai di fronte un occidentale accompagnato da un afghano vestito come lui, doveva essere uno della coalizione alleata, un cane infedele accompagnato da un traditore, così li chiamava Mullah Sahid, sentii prima l'occidentale parlare una lingua con suoni tondi, mentre l'altro traduceva rivolto verso uno dell'esercito regolare che capivo esserci, ma dalla mia posizione non riuscivo a vedere. "E' solo un bambino!" Diceva insistentemente l'occidentale: "Cosa me ne faccio, se lo sa il mio comandante mi scortica vivo." Il militare afghano dal canto suo rispose:"E' un talebano, fidati e ci può dire molte cose." Al ritmo di sganassoni e zuppa di carne non ricordo più quanti giorni rimasi chiuso li dentro, so per certo che mi mancavano quattro denti all'appello, l'Azara, il capo di tutti i militari dell'esercito regolare qui a Shiwan, mi venne a fare visita più volte, ma io non risposi mai alle sue domande, sembrava per questo alquanto contrariato, ma io resistetti. Altro brusco risveglio, pedata nella schiena e poi una voce familiare sul fondo dello stanzone, strizzo gli occhi per vedere meglio, è lui, sì è proprio mio padre, sono felice e nello stesso tempo spaventato, lo avranno catturato? E' venuto a prendermi? Ma come potrebbe, Mullah Sahid quella notte gli disse che ormai ero cosa sua ed avrei dovuto tenergli compagnia giorno e notte. Subito dietro papà c'era l'Elder, Jahmagol, un uomo anziano la cui voce si faceva ascoltare nelle menti e nei cuori di tutti a Shewan. Mi si avvicinarono, erano tre, mio padre, Jahmagol khan e l'Azara capo dei militari, dietro a tutti l'altro Azara, quello col fucile. Jahamgol khan mi fissò intensamente e sussurrò al capo dei militari:" Sì, è l'amante di Mullah Sahid, era il bambino più bello di Shewan, lo volle per se. Vogliono tutto per se, il cibo, l'acqua, le coperte, tutto." Dopo un attimo, con lo sguardo penetrante che lo contraddistigue fissò l'Azara e sibilando disse:"So bene che faresti lo stesso anche tu, ecco perchè non provo stima ne' per loro e ne' tantomeno per voi." Si allontanarono, l'Azara fece portare un tappeto, del the e della frutta secca, iniziò una discussione accesa, ma con toni sempre estremamente pacati, le dita si ongiungevano con i pollici all'atto della conta di numeri, morti, esplosioni e case distrutte, i gesti erano ampi nel descrivere rifugi e rimedi al fine di evitare che tutti pagassero per una guerra che comuqnue doveva essere combattuta. Mio padre ricominciò a piangere. Finirono di parlare, avevano trovato un accordo, sarei stato liberato dietro pagamento di un riscatto e con la promessa che se fossi stato trovato ancora assieme agli insorti, sarei morto e mio padre sarebbe stato fatto prigioniero e processato quale talebano. L'Elder annuì, sembrava un accordo giusto. Uscii da quella stanza lentamente, quasi in punta di piedi. Era di notte, tirava un gran vento da nord, gli spari intensi si facevano sempre più vicini, Mullah Sahid si preparò per fuggire, io rimasi sdraiato sul suo tappeto, dopo poco sentii la coltre sul mio corpo nudo alzarsi, ebbi il tempo di osservare il lampo negli occhi dell'azara con il fucile. Addio!

venerdì 7 dicembre 2012

Sintesi Politica Il ritorno di Mister B.

Gli ultimi convulsi giorni della politica italiana hanno riportato alla ribalta Mister B. Lo davano per morto e sepolto, avevano tutti cantato la messa da requiem e lui invece, oplà apparire fuori cilindrescamente conigliato, che poi date le dimensioni del personaggio c’è poco da rimpicciolirsi, in un cilindro ci sta benissimo da se. Fatte salve le considerazioni fisiche, i super lifting ed il mascherone ormai da perenne sessantenne, occorre dire che il Cavaliere ha una dote, riesce ogni volta a sollevare dibattiti ed entusiasmi. L’uomo di Arcore fa parte di quella specie di individui che nel proprio DNA portano il segno di essere l’uomo del destino, è un naturale riferimento, riesce a catalizzare interesse, invidie e consensi e questo, checché ne dicano D’Alema, Bersani e l’Economist, lo rende un uomo di potere, un animale politico, qualcuno da cui guardarsi e per tanti, di cui fidarsi. Tornando agli eventi di queste ultime ore ed alle reazioni scomposte di una intera classe politica all’annuncio del “Ritorno in campo” occorre osservare che il piccoletto sapeva bene di sollevare un gran polverone ed infatti ha artatamente deciso di colpire nel momento in cui il governo Monti avrebbe avuto più bisogno di serenità. Calma è gesso, il berlusca non è sciocco, non farà saltare il banco senza prima aver blindato alcune questioni e Monti in fondo in fondo è suo amico, lo ha appoggiato in tutto è per tutto per cui le cose seguiranno il proprio naturale corso, ma allora cosa sta succedendo e soprattutto cosa occorre fare. Sta succedendo quello che era ovvio accadesse, il centro-destra alla deriva ha bisogno di un leader, il centrosinistra alla deriva ha bisogno di un programma, Grillo alla deriva ha bisogno di stabilità e tutti gli altri in alto mare guardano chi per primo riuscirà a trovare la bussola per attaccarsi dietro a quello che sarà il carro del vincitore. Intanto i cittadini attoniti restano a guardare, anzi restano a pagare, perché in questa totale assenza di politica i tecnici, foraggiati dal sistema finanziario, che li ha voluto proseguono a fare cassa, preoccupandosi di difendere i privilegi della litigiosa classe politica, così da evitare le sfiducie. Se Monti avesse dovuto fare una brutta fine non ci sarebbero state le astensioni fatto salvo il numero legale, si sarebbe votato contro ed avendo il Governo posto la questione di fiducia sulla legge di stabilità, tutti a casa. Invece No! Tutti li a lottare ed è per questo che questa volta Silvio Berlusconi non merita il voto, perché forse per la prima volta ha fatto il politico e non l’imprenditore, perché ha tradito il sogno che egli porta con se, il sogno degli anni ’80 che ha affascinato ed affascina gran parte degli italiani, fatto di gingle rassicuranti, manager rampanti, telegatti e paillettes, tredicesime e spumanti. Tutto è scomparso, le signorine dei telegatti eleganti ed educate sono diventate puttanacce da olgettina, i gingles rassicuranti di una politica all’americana sono oggi i beceri latrati di un frustrato Emilio Fede e di una sguaiata Santanchè, quanto a spumanti e tredicesime chiedete agli italiani. Avrebbe dovuto lottare o almeno far finta di farlo, avrebbe dovuto affossare Monti senza cedere alle lusinghe del mondo finanziario, avrebbe dovuto eliminare quei quattro infingardi deficienti alla LaRussa ed alla Crosetto, invece se li è portati dietro atteso che oggi gli hanno voltato ugualmente le spalle perché si sono resi conto di non poterlo pugnalare. Il mascherone di 60 anni in reltà di primavere ne ha 76, ha fatto il suo tempo e soprattutto è diventato un politico, non piace più. Porterà a casa il suo 13% alle prossime elezioni, ma non avrà la forza e le armi nemmeno per lottare. Avresti dovuto mollare tutto Silvio, avresti potuto fare il saggio consigliere, finirai come tanti quando sapesti iniziare come pochi. Quanto a noi italiani in bocca al lupo a tutti e quando voterete, mano alla coscienza!

sabato 29 settembre 2012

L'antichità a colori.

Chi di noi non ha sentito parlare di mondo Greco-Romano, addirittura uno sport prende il nome di lotta Greco-Romana, come se le due culture possano dirsi tutt'una, in realtà le cose non sono così, gli antichi abitanti di Roma non erano dei signori paludati ed avvolti in candide toghe dediti a orazioni complesse ed oscure, così come vollero farci credere da Augusto in poi. Troppo seri, troppo pallidi, una mondo in bianco e nero quello dei greci, come bianche e senza occhi sono le statue pervenute fino a noi. La realtà come sempre è diversa dai racconti, che a distanza di decenni prendono il nome di storia. I romani erano degli italici, o discendenti di italici, popoli che fino all'età del ferro ed anche dopo amavano girare da un pascolo all'altro, gente che viveva a colori, colorati ed espressivi erano gli occhi delle loro statue, profumati ed allegri i loro villaggi fatti di tamburi, pelli di animali, falli giganteschi e rosso, giallo, verde e azzurro in quantità negli abiti e nei templi; il fuoco regnava sovrano e si saltellava in balli rituali, molto più simili a quelli delle tribù africane, che non ai movimenti affettati e noiosi delle agorà greche. Insomma, ai tempi di Socrate e di Platone, gli eredi di Romolo preferivano la guerra alla filsofia, Roma pur essendo già una potenza politica e militare, si era perfettamente integrata nella struttura sociale e culturale d'Italia, figlia di quegli osco-ubri che somigliano tanto ai nostri meridionali tarantellari e molto poco ai greci, eredi di Sparta e Atene dei magistrati, degli opliti e della religione culturalmente mediata. Roma divenne grande mandando i suoi figli ricchi forti e bastardi, guidati da un picchio, da un toro o da un ciuffo di paglia alla conquista di colli sperduti ed abitati da trogloditi simili a loro in cui amore e stupro si fondevano a guerre e commerci. L'antichità italica era opulenza e ignoranza a cicli di circa cento anni, era una commistione di oriente ed occidente in un mondo che già allora doveva essere un giardino meraviglioso. La grecia ha dato i natali alla cultura occidentale, ma era noiosa, noiosi i suoi eroi, noiosissimi i suoi rituali ed i suoi dei, Roma era altro, l'Italia, quella propaggine calabrese nello Ionio, dimostrò di essere più ampia e più piacevole di quanto i suoi colonizzatori ellenici credessero ed infatti gli esportatori di un mondo evoluto nel giro di cinquecento anni si piegarono alla grandezza di quei pastori grossolani ed allegrotti, che come tutti i cafoni arricchiti cercarono in quei cugini nobili ed intellettuali le loro origini, fino a toccare l'empireo degli dei.

mercoledì 22 agosto 2012

Meglio sciovinisti che sciocchi

Stiamo diventando degli economi da quattro soldi, attenzione perchèc'è scritto economi, non economisti, stiamo diventando dei tirchi irresponsabili senza soldi e tutto a causa delle menzogne di Stato. Stanno facendo tirare la cinghia ai cittadini facendo passare la teoria per cui i servizi e consumi siano uno spreco ed a fronte di tali sprechi occorre pagare imposte inique caricate sul groppone dei cittadini spreconi.  In realtà è proprio l'edonismo e l'egoismo di pochi a causare questa finta crisi del debito, hanno generato dei flussi finanziari economicamente insostenibile con delle leve teoriche che sono state in grado di moltiplicare i capitali fino a a 100 volte quelli realmente posseduti, ovviamente tale moltiplicazione necessita di danaro contante e questo danaro viene costantemente drenato dalle tasche dei cittadini, unici veri risparmiatori e possessori del bene di scambio chiamato carta moneta. Tanti hanno parlato del debito infinito, in molti modi è stato spiegato, oggi lo si sta subendo e questo è il nuovo ordine mondiale. Sembra una tragedia a cui è impossibile porre rimedio, in realtà non è cosí, la soluzione è semplicissima, tassare le rendite finanziarie con percentuali pari a quelle applicate per i lavoratori, stampare carta moneta, avviare politiche keynesiane di lavori pubblici ed infrastrutture, eliminare i costi della politica rendendo le attivitá a favore della repubblica a titolo gratuito, statalizzare le imprese strategiche imponendo tetti massimo stipendiali ai dirigenti e rotazione biennale degli stessi, applicare una politica di detrazioni e deduzioni per tutti i beni voluttuari e non acquistati dai cittadini virtuosi, in fine favorire una politica della natalità con incentivi alle famiglie numerose attraverso un incremento del reddito pari al 20% del guadagno lordo per ogni figlio, limitando ovviamente tale diritto ai soli cittadini della Repubblica, di qualsiasi provenienza, ma CITTADINI con diritto politici e sociali riconosciuti a norma di legge, conoscitori della lingua italiana ed incensurati. Proposte populiste? Atteggiamento sciovinista? Se il buon senso merita anche questi due aggettivi allora chi scrive puó essere serenamente giudicato sciovinista e populista. Amen

sabato 28 luglio 2012

Datemi una leva....

Datemi una leva ed un punto di appoggio adeguati e vi solleveò il mondo, ipse dixit. Oggi la leva è uno degli strumenti più citati e più utilizzati, non in fisica tantomeno nelle applicazioni meccaniche, la leva è lo strumento criminale che la finanza adotta per ricavare i propri guadagni, per uccidere Stati e cittadini, per ingrassare i soliti maiali, eppure era nata con i migliori auspici, quale strumento per fare rendimenti da reinvestire in quella che oggi chiamiamo "economia reale", come se esistesse una economia surreale o trascendente. Veniamo alla nostra leva, come si diceva la leva venne pensata per guadagnare un po' di soldini in più e coloro che la idearono ci fecero addirittura un teorema, il teorema Modigliani-Miller, ovviamente gli italiani sulle cose originali e dove si potrà successivamente rubare ci sono sempre. Il nostro teorema, in grado di normalizzare questa benedetta leva, dice più o meno così: ogni azienda per calcolare i propri risultati economici, le cosiddette "performances" dovrà moltiplicare il guadagno dei propri investimenti per la somma del guadagno dei propri investimenti al netto degli interessi, questa somma verrà moltiplicata per la nostra leva e successivamente il prodotto ottenuto per il guadagno da investimento di cui sopra, tutto questo risultato a sua volta dorà essere moltiplicato per la tassazione che ha un valore quasi sempre negativo e quindi incide negativamente sulla performance generale dell'impresa. Sembra uno rompicapo, in realtà la cosa è semplice, semplicissima, le aziende per guadagnare di più non aumentano o migliorano la loro produzione o il marketing, non aprono nuovi mercati, ma chiedono in prestito dei soldi,tanti soldi, troppi soldi, appunto la leva, se i guadagni, cioè se il rendimento dei soldi investiti al netto degli interessi sul prestito è maggiore di zero, la leva, cioè i soldi chiesti in prestito, nettamente superiori alle reali esigenze economiche, saranno un moltiplicatore di guadagni, se viceversa le cose andranno male ed il differenziale tra investimento e interessi sul prestito sarà negativo, la leva, cioè i soldi chiesti in prestito, motiplicati per un valore negativo affosseranno definitivamente l'impresa. Insomma questa maledetta leva è un metodo per ingrassare pochi e per impoverire tutti, nella peggiore delle ipotesi, anche qualora l'impresa irresponsabile utilizzasse la leva in modo folle, chi ci andrebbe sicuramente a guadagnare sarebbero i prestatori del danaro, cioè banche e società finanziarie, chi invece certamente ci andrà a perdere sono i lavoratori ed i cittadini per un motivo molto semplice, le imprese che utilizzano la leva, il leverage finanziario, per massimizzare i guadagni dovranno guadagnare tantissimo e non pagare le tasse, ricordate la formula? Le tasse hanno quasi sempre un segno meno davanti e quindi chi specula farà di tutto per non pagarle o per pagarne il meno possibile. Il mancato pagamento delle tasse causerà un maggiore aggravio fiscale per chi non fa parte del mondo della grande finanza, ma che dovrà mantenere le scelleratezze di questi lazzaroni. La soluzione a tutto questo? Una legge che stabilisca dei limiti all'utilizzo della leva, una legge che premi le imprese virtuose, una legge che nazionalizzi la banca centrale e regoli i flussi finanziari tassando pesantemente le transazioni di danaro finalizzate ad attività non economiche, ma mermente finanziarie e specultive. Se ciò non verrà fatto ancora una volta l'oro avrà vinto sul sangue e non potremo fare altro che assistere alla ennesima morte della civiltà umana. Nell'antica roma si ritenne utile dare sacralità al danaro, tanto che auesto prese il nome di una dea Giunone Moneta, questo non fu fatto perchè gli antichi romani fossero dei sentimentali o degli sciocchi intrisi di superstizione, ma semplicemente per dare un messaggio chiaro a tutti del fatto che l'economia, argomento "sacro" dovesse essere tenuta nelle mani del potere politico, a sua volta espressione del popolo romano, in modo da contenere le ambizioni dei singoli avvoltoi. Oggi nulla più è sacro, tantomeno le monete, che Giunone ce la mandi buona!

martedì 5 giugno 2012

Ma che schifo!

Oggi è una di quelle giornate dove mi corre l'obbligo di scrivere in prima persona, perchè quando si è indignati, quando si è schifati, quando occorre esprimere esasperazione, allora è giusto che lo si faccio in maniera diretta. Un sito di disinformazione "Affari in Italia" associato al gruppo web Libero(che non ha nulla a che vedere con Sallusti)macon Infostrada titola questa mattina a tutta pagina: "Da Monti 30 miliardi ai militari". Il titolone, mirante a suscitare l'indignazione del disattento lettore non è di fatto il viatico ad un articolo di inchiesta sugli ipotetici sprechi della difesa italiana, ma unabieca pubblicità ad un gruppo chiamato "Sbilanciamoci". Questi novelli censori delle umane bassezze in tempi di crisi, capitanati o ideologicamente indirizzati dal riccioluto Gad Lerner, definiscono il mondo militare una casta di mangiapane a tradimento, che sarebbero, in Italia, una delle principali cause della crisi economico finanziaria. Sì proprio così carissimi i miei amici, il mondo in uniforme, nel belpaese, è la fonte dei maggiori sprechi e non ha fino ad oggi subito alcuna contrazione nei finanziamenti. Vi invito a leggere con attenzione la relazione fatta da questo gruppo di sedicenti intellettualoidi i quali utilizzano cifre senza paragonarle, riferiscono di inutili impieghi senza conoscere quale sia la diuturna opera del personale in uniforme, scindono addirittura il comparto difesa e sicurezza affermando che i risparmi fatti sulle forze armate potrebbero essere messi a disposizione delle forze di polizia per pagarne gli straordinari, ovviamente i Carabinieri e la Guardia di Finanza rimarrebbero tagliati fuori da questi pagamenti per prestazioni di lavoro straordinario in quanto Forza Armata gli uni e Corpo Armato l'altra. Che schifo, che guitti, ma l'indignazione odierna non si ferma qui, procede oltre e guarda caso si sofferma sulle parole della professoressa Fornero, ministro del lavoro. La geniale docente di non si sa bene quali cattedre, afferma che una politica di licenziamenti nella pubblica amministrazione sarebbe misura di equità nei confronti dei lavoratori privati che,dopo l'ultima riforma potranno essere mandati a casa senza grossi problemi. Giusto! Soprattutto perchè il licenziamento per questioni disciplinari trova una sua giustificazione etica in quanto il lavoratore che assunme un comportamento scorretto arreca di fatto un danno alla collettività. Domandina! Quali sono i principi su cui si fondano gli atti della pubblica amministrazione? Rispostina: Legalità, buon andamento, imparzialità. Cosa significa buon andamento? Aridomandina! Significa che gli atti amministrativi devono fondarsi su ECONOMICITA', EFFICACIA, EFFICIENZA. Molto bene cara la Signora Fornero, lei in qualità di Ministro e di non eletta dal popolo al momento può ritenersi una pubblica impiegata che ritengo abbia una serie di benefit, rimborsi, autoblu, voli di Stato eccetera eccetera. Secondo il suo buonsenso di docente, questi benefit sono indispensabili per l'esercizio della sua pubblica funzione? Senza di questi non sarebbe un buon Ministro? Qualora la risposta sia no, lei dovrebbe essere licenziata per aver violato i principi di efficacia ed efficienza, non essendo un benefit il viatico al buon andamento per il lavoro di un pubblico funzionario, nel caso in cui lasua risposta sia sì, fa ritenere a tutti noi, comuni mortali, che lei fino ad oggi ha violato il principio di economicità e quindi, licenziata di nuovo. Gentile ministra ci risparmi le sue prediche, anche perchè ci ha dato piena conferma dell'ormai arcinoto principio, che chi sa fa e chi non sa insegna ed ovvimaente noi, in Italia abbiamo messo a "fare" un gruppo di ministri insegnanti.

domenica 20 maggio 2012

Lezione di economia, relatore: un paio di jeans.

Passeggiando per una delle tante aree commerciali presenti nelle nostre città non possiamo fare a meno di indugiare sulle luccicanti ed accattivanti vetrine dei punti vendita di abbigliamento, maglie, camicie, pantaloni, scarpe e poi eccolo li un bel paio di jeans, è proprio lui il nostro docente di economia. Attira la nostra attenzione con voce suadente e sicura, ci chiama ripetutamente dandoci del lei pur sapendo il nostro nome di battesimo. Dopo aver attirato i nostri sensi ci invita ad acquistarlo, in un primo istante ci neghiamo, intellettualmente e finanziariamente compressi da questa finta crisi economica, le valutazioni sono tante di ordine economico, sociale e addirittura morale, d'altronde con un armadio di casa, talmente colmo di capi di abbigliamente è assolutamente "sconveniente" procedere ad un ennesimo acquisto. Consapevoli delle nostre pseudo-rflessioni, l'esimio professor blue-jeans decide di salire in cattedra dimostradoci quanto folli ed inconsapevoli siano tali considerazioni. "Mio caro" Esordisce il rigido capo d'abbigliamento, con voce impostata: "Sai come ho attirato la tua attenzione? Attraverso una sapiente disposizione delle luci e dei colori nella mia vetrina, saggia disposizione fatta da ben due ragazzi, un vetrinista ed un operaio, due giovani ventenni, un creativo ed un tecnico messi assieme con le loro competenze, capaci di dare vita ad un richiamo visivo in grado di farti indugiare con lo sguardo sul manichino in cui io mi trovavo esposto. Un manichinmo prodotto in italia sai?" Prosegue il docente. "Un manichino prodotto, insieme a tanti altri presso una azienda di materiali plastici del nord-est, una fabbrica con 200 operai ed un indotto di ben altre due aziende insomma circa 250 famiglie che lavorano e crescono grazie a quella vetrina realizzata per attirare il tuo sguardo. Ovviamente anche io sono prodotto presso una azienda italiana di moda." SCiorina con sapiente terminologia il pantalone in cotone blu, ormai consapevole di aver fatto breccia nella nostra attenzione. "Ebbene devi sapere che l'azienda in cui sono nato è diventata ormai una multinazionale che produce in mezzo mondo, dando da lavorare a milioni di famiglie, una azienda italiana certo, ma che ormai ha fatto breccia nel mercato globale ed è addirittura quootata in borsa." Un rumore distrae la nostra attenzione, è il cicalio insistente e fastidioso di una macchinetta anti taccheggio (si scrive così?) Cavolo interrompiamo irrispettosamente il nostro interlocutore, ma anche una industria per la sicurezza è coinvolta nel mercato dell'abbigliamento. "Certo!" Ci risponde il jeans, con lo sguardo fiero di un novello Socrate che ha diffuso la sua maieutica. "Industrie per la sicurezza, aziende per la selezione e la gestione del personale, aziende elettriche, fabbriche per la produzione di impianti di climatizzazione, manutentori idraulici ed elettrici, negozi ed ingrossi di ferramenta e minuterie varie, muratori, imbianchini per la manutenzione del negozio e poi tasse ed imposte a favore di Comune, Stato, Provincia e Regione. Tutto per me e grazie a voi che adesso capite quanto sia importante questo acquisto." Abbiamo capito tutto caro professore, lei è quel "c" che abbiamo studiato anni fa in economia, quel moltiplicatore che fa girare il sistema in modo virtuoso, quel famoso consumo che genera economia reale, così differente dalla finanza speculativa e dal monetarismo che mira unicamente a gestire la quantità di moneta sul mercato, senza capire che il mondo è fatto di sangue e non di oro e che quel sangue è la linfa del progresso. Se non ci fossero la scienza, l'ingegno, le braccia ed il sudore, la terra non potrebbe essere arata, il metallo non potrebbe essere plasmato e nemmeno nuove grandi scoperte potrebbero cambiare in meglio in questo mondo. Tutto questo grazie ad un paio di jeans.

sabato 19 maggio 2012

Tre motivi per cui non mi convince Beppe Grillo.

Dopo la tornata elettorale amministrativa e dopo una quantità discreta di attimi di riflessione è il caso di dire perchè non mi convince Beppe Grillo. Faceva il comico in Tv e non ha lottato per rimanere nel suo ambiente, dopo la famosa epurazione di fantastico, solo ingiurie e maledizioni, da parte dell'istrione genovese, nei confronti del mezzo mediatico e della sua struttura, che di fatto gli hanno consentito di essere ciò che oggi è. Approdato nelle piazze a lottare contro le banche, i poteri forti, la massoneria e le multinazionali, giunto al penultimo atto della lotta si tira indietro senza toccare più determinati argomenti scomodi, vedasi signoraggio bancario, politiche economiche fondate sul debito, lotta alle multinazionali stesse. Oggi divenuto un mattatore della rete, in ottemperanza al primo assunto di queste righe, nega l'importanza della televisione, sapendo in cuor suo che tale volontà di non apparire è il viatico a stra-comparire su quello che una volta era il tubo catodico. E' per questo che Grillo non mi convince, perchè combatte senza mai affondare il colpo, perchè è il paladino del contrario sempre e comunque, perchè sposa tutte le cause perse senza fissarsi l'obiettivo di vincerne almeno una. Forse queste sono righe di provocazione o di amarezza, non si sa! Restano però considerazioni legatE alla realtà che i nostri occhi possono quotidianamente vedere. Spero di essere smentito, ma di genere diffido di chi strilla parolacce nelle piazze, a me è sempre piaciuto chi parla alle folle spiegando le ragioni delle proprie azioni, anche propagandando i propri successi, ma mai utilizzando il mezzo della gratuita scurrilità. Alcuni esempi? Fateli voi io sarei di parte e politicamente poco corretto.

domenica 13 maggio 2012

L'esercito e le guardie giurate.

Mentre i due Sottufficiali del Reggimento San Marco rimangono prigionieri di uno Stato straniero, adesso il Governo delle banche pensa di mettere le Forze Armate a presidio di Equitalia e delle Banche stesse, insomma i precari della difesa, contro i precari della società civile in un dividi e impera assolutamente criminale e quando uno di questi militari dovrà presidiare l'ufficio esattoriale in cui è custodita la sua cartella? Come la metteremo? I militari hanno giurato di essere fedeli alla Repubblica italiana, di osservarne la costituzione e le leggi e di adempiere con disciplina ed onore a tutti i doveri del proprio status, per la difesa della Patria e la salvaguardia delle istituzioni libere. Non si parla di banche, non ai parla di società private con cui lo Stato e quindi tutti i cittadini sono indebitati, i militari non sono guardie giurate, i militari non sparano sui cittadini che hanno giurato di difendere. Dimenticavo il Governo ha fatto il medesimo giuramento, mentre i cittadini si suicidano e i due Sottufficiali di cui sopra marciscono in gabbia.

martedì 1 maggio 2012

E' il momento di dire basta

Adesso anche la "spending review". Il signor Monti non ha davvero alcun ritegno e determina un ulteriore stangata, questa volta non in modo diretto sui cittadini, ma incidendo sui ministeri e quindi sui servizi che lo Stato fornisce al pubblico. Insomma il gruppo Bildemberg ha deciso di dare il colpo di grazia all'Italia, ha deciso di andarci pesante in modo tale che l'ultima parte del credito ancora in possesso dei cittadini possa definitivamente cadere nelle mani delle banche, le quali, dopo essersi fatte rifinanziare dagli Stati super indebitati, adesso svuotano a colpi di decreti le tasche dei singoli cittadini, il tutto in nome di cosa? Del differenziale tra i titoli di stato italiani e titoli tedeschi, in sostanza sulla scorta di quella che è la capacità di solvenza del debito che lo Stato italiano ha rispetto alla germania, ma se il problema è il debito, la soluzione non ritenete sia semplicissima? Adesso lo domando ad un bambino di 10 anni come fare a risolvere il problema. "Piccolo, se devi dei soldi a qualcuno, ma questi soldi non li hai come fai?" Risposta: "Non gli rendo i soldi". Chiaro il concetto? Non si restituisce il debito ed amici come prima. Non è eticamente corretto? Beh non è altrettanto eticamente corretto utilizzare i soldi altrui per fare scommesse al casinò, sì perchè la finanza moderna è un casinò in cui pochi "illuminati" devoti a satana giocano con il danaro di chi suda e si distrugge la vita lavorando. Ipse dixit:" Quando lo sviluppo del capitale di un paese diventa un sottoprodotto di un casinò di gioco è probabile che vi sia qualcosa che non va bene." J.M. Keynes. E se i banchieri si incazzano? lo Stato dispone di carri armati, aerei da attacco al suolo e decine di migliai di militari armati. Il guaio è che il sistema economico, questi banchieri da sterminare a colpi di bombe, li ha messi al comando dei soldati di cui sopra, alla guida dei paesi che ha deciso di AZZANNARE! Si, perchè la bestia AZZANNA. Socialisti voi con il vostro sol dell'avvenire se ci siete, battete un colpo! Per i nomi dei banchieri al comando di interi eserciti, leggete le biografie dei primi ministri dei paesi di mezza europa, il resto è cronaca.

giovedì 26 gennaio 2012

Il tempo delle frasi si accompagna sempre al tempo delle azioni, le due cose non sono sempre legate da un rapporto di causa ed effetto, tuttavia nel corso della storia hanno sempre un nesso logico. Le grandi personalità hanno sempre dimostrato la innata capacità di legare parola ed azione dando alla seconda l'incisività necessaria per cambiare addirittura il corso della storia. C'è però un limite forse legato al fato maligno, questo limite è l'approccuio mentale conservativo. La spinta al cambiamento, la dinamica che tramuta il pensiero in atto ha in se qualcosa di rivoluzionario, di irrazionale, è quella spinta che consente di superare le barriere ed i legacci della mediocrità, tuttavia superata l'attrazione gravitazionale generata dalla stasi intellettuale, non si raggiunge un ambiente privo di attriti, pertanto le inerzie faranno in modo che la spinta propulsiva della rivoluzione, qualora non corrattamente alimentata, perda di energia fino a generare un collasso delle idee e quindi delle azioni che da esse scaturiscono. Un maledetto conflitto tra attacco e difesa tra conquista e riconquista, il tutto alternativamente pilotato da profondi balzi in avanti e violente frenate che segano le alterne vicende della storia dell'uomo. In tutto questo perde sempre qualcuno.