lunedì 10 giugno 2013

Nonno

Sono le 8.20 di mattina del 10 giugno, Grazia riposa, Teresa prepara la colazione ed io sono qui intontito, incapace di rendermi conto anche di dove sono, oggi cambia l'ennesimo pezzo della mia vita, nonno Salvatore non c'è più, sembra impossibile, è quasi assurdo, ma nonno non c'è più. Per 32 anni la sua presenza è stata costante nelle mie giornate, non è stato un semplice nonno, è stato di più. Pochi bimbi in tenerissima etá appellano il nonno, la mamma, il papá è ovvio, ma per me ci fu anche il mio "mommo." Mi ha amato incondizionatamente e la memoria mi terrá sempre legato a lui. Ricordo ancora il sabato sera quando rimanevo a casa sua, i pomeriggi d'estate con il pisolino pomeridiano, mentre mi grattava sulla testa per farmi dormire. Quante volte mi ha portato all'aeroporto Gino Lisa, parcheggiava la macchina nell'hangar dismesso ed andavamo a raccogliere i fichi su un grande albero, che forse adesso non c'è più. D'estate la Sicilia, una turma di bimbi che scalzi tornavano dal mare, così ci rafforzavamo i piedi, diceva lui, ed io ero il più fifone, avevo paura della sabbia, avevo paura di nuotare nell'acqua alta e se cadevo dalla bici erano lacrimoni. Ci fu l'anno della varicella, ma lo ricordo a stento, il suo ammazza mosche sempre in mano, i pantaloncini da tennis ed il cartone per sventolarsi e sventolarmi nelle giornate torride, ma più di tutto il mio ricordo torna alla sua fisarmonica, credo che gliel'abbiano regalata per la pensione, la suonava per tutti, ma sono sicuro, soprattutto per me, lo ha fatto l'ultima volta in gennaio, quando tornai per la licenza dall'Afghanistan, aveva le ossa di carta velina, ed io forse nel mio cuore sapevo che sarebbe stata l'ultima volta che lo avrebbe fatto. Suona nel mio cuore la sua fisarmonica, suona nel mio cuore la sua voce e le ripetizioni di matematica, sì perché nonno era un campione in matematica, pur non essendo giunto al diploma per cause familiari, era bravo e mai potrò cancellare il suo: "questa povera terra cos'è 4/3 pi greco r3." Le sue favole, sempre le stesse, ci incantavano tutti, grandi e piccoli, e le storie di quando era bambino, le pecore nella classe alle elementari e la sua fame di frutta, quanta ne mangiava, sembrava volesse recuperare il digiuno patito da da piccolo, era sempre pronto a sbucciare un'arancia, per poi spiegarmi anche come la dovessi masticare e se fosse stata aspra andava bene lo stesso, perché era un agrume e come tale doveva essere acre, diceva lui. A me le arance "sanguinelle" non piacevano, ma lui le sbucciava con tanto piacere, che a fatica le tiravo giù, quasi fossero medicine. Le passeggiate nei giardini di aranci in aprile, dal suo amico Nino, il Cavaliere, di quale cavalleria non è dato saperlo, i funghi fatti in aeroporto e regalati a mezzo mondo, le settimane bianche, le terme a Cervia quando raccoglievamo i pinoli nel parco naturale, il suo volto ed il mio quando ci incontrammo al mio giuramento a Modena, da quel momento la nostra assidua frequentazione si interruppe ed il telefono, raro per mia colpa, intercalava le mie visite a Foggia. Non gli ho mai detto ti voglio bene, come non l'ho mai fatto con nessuno a cui ne voglio, ma la mia prima figlia si chiama come sua madre Grazia, era felice di questo, era pieno di gioia per questa piccolina arrivata dopo un periodo di sconvolgimento famigliare per me e di salute per lui. Non l'ho visto nei suoi ultimi momenti, forse non sono stato quel nipote che avrebbe voluto, ma gli voglio un bene che non si spiega e da oggi nel mio cuore un pezzo di gioia é andato via per sempre lasciando il posto alla matura consapevolezza che le gioie vanno raccolte negli immensi istanti in cui giungono tra le nostre braccia. Nonno ti dico solo questo, Nonno, niente saluti, niente addii perché tu sei e sarai sempre qui con me. Sta mattina una riflessione ed una speranza mi hanno accompagnato mentre scrivevo, che la sua mamma, il suo papá ed i suoi fratelli, assieme a Padre Pio ed a Giovanni Paolo II, stiano ad accoglierlo per portarlo al cospetto del buon Dio.

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